Votes given by Lamborgini

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    CITAZIONE (Lamborgini @ 30/12/2017, 14:09) 
    Caspita, per la 9000 volta, L'EPISODIO NON E' USCITO DA NESSUNA PARTE, NON E' STATO ANCORA TRASMESSO DA NESSUN CANALE TELEVISIVO!!! Finché non verrà trasmesso non potremo inserirlo! Abbiate pazienza.

    Io ormai mi so stufato di scriverlo xD
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    Monitor per PC, come scegliere quello adatto a te

    Come scegliere quello adatto a te


    Tutto ciò che devi sapere per l’acquisto di un nuovo monitor adatto a te

    In commercio si trovano una miriade di monitor, quelli che costano meno, quelli che costano di più, quelli Full HD, quelli UHD e così via. Ma qual’è quello adatto alle esigenze di ognuno di noi? In questo articolo cercherò di spiegarvi un po’ tutto ciò che vi potrebbe indirizzare verso uno schermo piuttosto che un altro e cosa dovete andare a “studiare” per scegliere il monitor giusto per voi.

    Risoluzione e dimensione

    Monitor Full HD: hanno una risoluzione di 1920×1080 pixel e attualmente sono i più diffusi grazie al rapporto qualità prezzo. Le dimensioni, della diagonale, consigliate partono dai 21 pollici a 27 pollici. Questi schermi sono adatti a coloro che giocano, che guardano film e per tutte quelle cose quotidiane. L’unico “difetto”, chiamiamolo così, è il fatto che potrebbero non essere adatti a lavorarci ogni giorni.

    Monitor 2K: hanno una risoluzione di 2560 x 1440 pixel, sono molto adatti a coloro che hanno necessità di lavorare con foto e video. In questo caso la diagonale consigliata va dai 27 pollici in su.

    Monitor 4K o Ultra HD: hanno una risoluzione di 3840 × 2160 pixel, attualmente questi monitor sono il top del top sul mercato. I costi non sono bassi e nemmeno la richiesta di risorse alla scheda video, infatti si avrà bisogno di una buona VGA per poter sfruttare questi monitor al 100% con videogiochi e/o editing. La diagonale consigliata va dai 30 pollici in su.

    Tipo di pannello

    TN (Twisted Nematic) : sono i più comuni sul mercato e già presenti da tantissimo tempo, sono noti per i bassissimi tempi di risposta (fino a 1ms) e una frequenza di aggiornamento molto alta (oltre 144 Hz). Questi pannelli sono i più indicati per i videogiocatori.

    IPS (In Plane Switching) : i loro punti di forza riguardano il modo con cui questi sono in grado di riprodurre i colori (fino a 1,07 miliardi di colori contro i “soli” 16,7 milioni dei pannelli TN) e gli angoli di visione particolarmente elevati (al contrario dei monitor con tecnologia TN che risentono) che lo rendono particolarmente adatto all’editing di foto e video.

    Tempi di risposta, frame rate e refresh rate

    Tempi di risposta: il numero di millisecondi che un pixel impiega per cambiare il suo stato sullo schermo questo parametro è fondamentale per il gaming, e deve essere quanto più basso possibile.

    Frame Rate: il numero di fotogrammi renderizzati ogni secondo dalla scheda grafica del computer, chiamati più comunemente FPS. Più alti sono, più fluido sarà il gioco evitando così fastidiosi scatti (sotto i 15 FPS).

    Refresh Rate: la frequenza di aggiornamento dell’immagine sullo schermo, cioè il numero di volte che l’immagine viene ridisegnata sul display ogni secondo, misurato in Hz. Anche in questo caso, più alto è il valore meglio è.

    Finitura del pannello

    Opaco: con un pannello opaco, grazie alla finitura antiriflesso, si andranno ad eliminare tutti quei problemi derivati dall’ambiente circostante e dai riflessi di oggetti posti nelle vicinanze del monitor.

    Lucido: con un pannello lucido, invece, si avranno colori molto più vivi e luminosi però si soffrirà di fastidiosi riflessi a causa di luci naturali o causate da altri oggetti.

    Ingressi

    Un fattore molto importante, che potrebbe incidere radicalmente sull’acquisto di un monitor, è il numero e il tipo di ingressi che sono presenti. Ce ne sono di vari tipi: HDMI, DVI, VGA, Thunderbolt e DisplayPort. L’ideale sarebbe comprare uno schermo su cui siano presenti almeno HDMI, DVI e, perché no, anche una DisplayPort. Per quanto riguarda l’HDMI e la DisplayPort, bisogna stare attenti alla versione della porta presente sia sul monitor stesso che sulla propria scheda video perché si potrebbero avere fastidiose incompatibilità tra i due.

    Proporzioni dello schermo

    16:9 : i classici 16:9 sono i più comuni e utilizzati nel campo dei videogamers.

    21:9 : i 21:9 spesso utilizzati nel campo dell’editing video, fotografico, nella creazione di musica e in tutto ciò dove si ha bisogno di tanto spazio sul desktop.

    4:3 : i 4:3 sono stati ereditati dalle TV a tubo catodico, che si può considerare ormai obsoleto.

    Proporzioni dello schermo
    Immagine di ChimeraRevo


    Altre caratteristiche

    Alcuni fattori in più che si potrebbero tenere in considerazione sono ad esempio i consumi energetici del monitor (che devono essere quanto più bassi possibile) e la presenza di casse audio integrate nel monitor.
    Una cosa, anche questa, molto importante è quella di controllare vivamente il livello di contrasto e la profondità dei neri del display, due valori che devono essere molto alti per avere una resa migliore delle immagini. Da tenere in considerazione c’è anche il livello di luminosità del display, che è espresso in cd/m², più è alto meglio è.

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  3. .

    Amazon e la domotica, nuovi prodotti disponibili

    Le tecnologie cambiano e anche Amazon ha deciso di cavalcare quest'onda innovativa, creando un nuovo portale con dei nuovi prodotti riguardanti la domotica per le case di tutti i cittadini

    Amazon

    Amazon, tutti lo conoscono e tutti sanno che è uno dei più grandi siti e-commerce al mondo. Tutti almeno una volta nella vita hanno acquistato qualsiasi cosa da questo colosso. Lo si riconosce non solo dal nome, ormai conosciuto su tutto il pianeta, ma anche dalla mole di prodotti che propone direttamente o attraverso vari venditori registrati.

    Pensate che da oggi ha lanciato il nuovo portale riguardante la domotica, da dove si potranno acquistare una miriade di accessori per la casa come SMART TV, sistemi di sicurezza, termostati, dispositivi per il controllo dell'illuminazione e tantissimo altro ancora. Parlando di domotica, la maggior parte dei dispositivi verranno controllati da smartphone, a patto che abbia installato come sistema operativo Android oppure iOS.

    Tutto qui?

    Ovviamente no! Le novità non sono finite qui perché Amazon, con il lancio del suo nuovo negozio, sta dando la possibilità, per un tempo limitato, di acquistare a prezzi vantaggiosi un sacco di prodotti. Stuzzicante no? Andate a dare un'occhiata ai prodotti in vetrina!
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    Parafrasi





    Deorum amnium iura sancta sunto

    1.

    All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
    2.

    confortate di pianto è forse il sonno
    3.

    della morte men duro? Ove piú il Sole
    4.

    per me alla terra non fecondi questa
    5.

    bella d'erbe famiglia e d'animali,
    6.

    e quando vaghe di lusinghe innanzi
    7.

    a me non danzeran l'ore future,
    8.

    né da te, dolce amico, udrò piú il verso
    9.

    e la mesta armonia che lo governa,
    10.

    né piú nel cor mi parlerà lo spirto
    11.

    delle vergini Muse e dell'amore,
    12.

    unico spirto a mia vita raminga,
    13.

    qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
    14.

    che distingua le mie dalle infinite
    15.

    ossa che in terra e in mar semina morte?
    16.

    Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
    17.

    ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
    18.

    tutte cose l'obblío nella sua notte;
    19.

    e una forza operosa le affatica
    20.

    di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
    21.

    e l'estreme sembianze e le reliquie
    22.

    della terra e del ciel traveste il tempo.
    23.

    Ma perché pria del tempo a sé il mortale
    24.

    invidierà l'illusïon che spento
    25.

    pur lo sofferma al limitar di Dite?
    26.

    Non vive ei forse anche sotterra, quando
    27.

    gli sarà muta l'armonia del giorno,
    28.

    se può destarla con soavi cure
    29.

    nella mente de' suoi? Celeste è questa
    30.

    corrispondenza d'amorosi sensi,
    31.

    celeste dote è negli umani; e spesso
    32.

    per lei si vive con l'amico estinto
    33.

    e l'estinto con noi, se pia la terra
    34.

    che lo raccolse infante e lo nutriva,
    35.

    nel suo grembo materno ultimo asilo
    36.

    porgendo, sacre le reliquie renda
    37.

    dall'insultar de' nembi e dal profano
    38.

    piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
    39.

    e di fiori odorata arbore amica
    40.

    le ceneri di molli ombre consoli.
    41.

    Sol chi non lascia eredità d'affetti
    42.

    poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
    43.

    dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
    44.

    fra 'l compianto de' templi acherontei,
    45.

    o ricovrarsi sotto le grandi ale
    46.

    del perdono d'lddio: ma la sua polve
    47.

    lascia alle ortiche di deserta gleba
    48.

    ove né donna innamorata preghi,
    49.

    né passeggier solingo oda il sospiro
    50.

    che dal tumulo a noi manda Natura.
    51.

    Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
    52.

    fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti
    53.

    contende. E senza tomba giace il tuo
    54.

    sacerdote, o Talia, che a te cantando
    55.

    nel suo povero tetto educò un lauro
    56.

    con lungo amore, e t'appendea corone;
    57.

    e tu gli ornavi del tuo riso i canti
    58.

    che il lombardo pungean Sardanapalo,
    59.

    cui solo è dolce il muggito de' buoi
    60.

    che dagli antri abdüani e dal Ticino
    61.

    lo fan d'ozi beato e di vivande.
    62.

    O bella Musa, ove sei tu? Non sento
    63.

    spirar l'ambrosia, indizio del tuo nume,
    64.

    fra queste piante ov'io siedo e sospiro
    65.

    il mio tetto materno. E tu venivi
    66.

    e sorridevi a lui sotto quel tiglio
    67.

    ch'or con dimesse frondi va fremendo
    68.

    perché non copre, o Dea, l'urna del vecchio
    69.

    cui già di calma era cortese e d'ombre.
    70.

    Forse tu fra plebei tumuli guardi
    71.

    vagolando, ove dorma il sacro capo
    72.

    del tuo Parini? A lui non ombre pose
    73.

    tra le sue mura la città, lasciva
    74.

    d'evirati cantori allettatrice,
    75.

    non pietra, non parola; e forse l'ossa
    76.

    col mozzo capo gl'insanguina il ladro
    77.

    che lasciò sul patibolo i delitti.
    78.

    Senti raspar fra le macerie e i bronchi
    79.

    la derelitta cagna ramingando
    80.

    su le fosse e famelica ululando;
    81.

    e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
    82.

    l'úpupa, e svolazzar su per le croci
    83.

    sparse per la funerëa campagna
    84.

    e l'immonda accusar col luttüoso
    85.

    singulto i rai di che son pie le stelle
    86.

    alle obblïate sepolture. Indarno
    87.

    sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
    88.

    dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
    89.

    non sorge fiore, ove non sia d'umane
    90.

    lodi onorato e d'amoroso pianto.
    91.

    Dal dí che nozze e tribunali ed are
    92.

    diero alle umane belve esser pietose
    93.

    di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi
    94.

    all'etere maligno ed alle fere
    95.

    i miserandi avanzi che Natura
    96.

    con veci eterne a sensi altri destina.
    97.

    Testimonianza a' fasti eran le tombe,
    98.

    ed are a' figli; e uscían quindi i responsi
    99.

    de' domestici Lari, e fu temuto
    100.

    su la polve degli avi il giuramento:
    101.

    religïon che con diversi riti
    102.

    le virtú patrie e la pietà congiunta
    103.

    tradussero per lungo ordine d'anni.
    104.

    Non sempre i sassi sepolcrali a' templi
    105.

    fean pavimento; né agl'incensi avvolto
    106.

    de' cadaveri il lezzo i supplicanti
    107.

    contaminò; né le città fur meste
    108.

    d'effigïati scheletri: le madri
    109.

    balzan ne' sonni esterrefatte, e tendono
    110.

    nude le braccia su l'amato capo
    111.

    del lor caro lattante onde nol desti
    112.

    il gemer lungo di persona morta
    113.

    chiedente la venal prece agli eredi
    114.

    dal santuario. Ma cipressi e cedri
    115.

    di puri effluvi i zefiri impregnando
    116.

    perenne verde protendean su l'urne
    117.

    per memoria perenne, e prezïosi
    118.

    vasi accogliean le lagrime votive.
    119.

    Rapían gli amici una favilla al Sole
    120.

    a illuminar la sotterranea notte,
    121.

    perché gli occhi dell'uom cercan morendo
    122.

    il Sole; e tutti l'ultimo sospiro
    123.

    mandano i petti alla fuggente luce.
    124.

    Le fontane versando acque lustrali
    125.

    amaranti educavano e vïole
    126.

    su la funebre zolla; e chi sedea
    127.

    a libar latte o a raccontar sue pene
    128.

    ai cari estinti, una fragranza intorno
    129.

    sentía qual d'aura de' beati Elisi.
    130.

    Pietosa insania che fa cari gli orti
    131.

    de' suburbani avelli alle britanne
    132.

    vergini, dove le conduce amore
    133.

    della perduta madre, ove clementi
    134.

    pregaro i Geni del ritorno al prode
    135.

    cne tronca fe' la trïonfata nave
    136.

    del maggior pino, e si scavò la bara.
    137.

    Ma ove dorme il furor d'inclite gesta
    138.

    e sien ministri al vivere civile
    139.

    l'opulenza e il tremore, inutil pompa
    140.

    e inaugurate immagini dell'Orco
    141.

    sorgon cippi e marmorei monumenti.
    142.

    Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
    143.

    decoro e mente al bello italo regno,
    144.

    nelle adulate reggie ha sepoltura
    145.

    già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
    146.

    morte apparecchi riposato albergo,
    147.

    ove una volta la fortuna cessi
    148.

    dalle vendette, e l'amistà raccolga
    149.

    non di tesori eredità, ma caldi
    150.

    sensi e di liberal carme l'esempio.
    151.

    A egregie cose il forte animo accendono
    152.

    l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella
    153.

    e santa fanno al peregrin la terra
    154.

    che le ricetta. Io quando il monumento
    155.

    vidi ove posa il corpo di quel grande
    156.

    che temprando lo scettro a' regnatori
    157.

    gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
    158.

    di che lagrime grondi e di che sangue;
    159.

    e l'arca di colui che nuovo Olimpo
    160.

    alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
    161.

    sotto l'etereo padiglion rotarsi
    162.

    piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
    163.

    onde all'Anglo che tanta ala vi stese
    164.

    sgombrò primo le vie del firmamento:
    165.

    - Te beata, gridai, per le felici
    166.

    aure pregne di vita, e pe' lavacri
    167.

    che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
    168.

    Lieta dell'aer tuo veste la Luna
    169.

    di luce limpidissima i tuoi colli
    170.

    per vendemmia festanti, e le convalli
    171.

    popolate di case e d'oliveti
    172.

    mille di fiori al ciel mandano incensi:
    173.

    e tu prima, Firenze, udivi il carme
    174.

    che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco,
    175.

    e tu i cari parenti e l'idïoma
    176.

    désti a quel dolce di Calliope labbro
    177.

    che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
    178.

    d'un velo candidissimo adornando,
    179.

    rendea nel grembo a Venere Celeste;
    180.

    ma piú beata che in un tempio accolte
    181.

    serbi l'itale glorie, uniche forse
    182.

    da che le mal vietate Alpi e l'alterna
    183.

    onnipotenza delle umane sorti
    184.

    armi e sostanze t' invadeano ed are
    185.

    e patria e, tranne la memoria, tutto.
    186.

    Che ove speme di gloria agli animosi
    187.

    intelletti rifulga ed all'Italia,
    188.

    quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
    189.

    venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
    190.

    Irato a' patrii Numi, errava muto
    191.

    ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
    192.

    desïoso mirando; e poi che nullo
    193.

    vivente aspetto gli molcea la cura,
    194.

    qui posava l'austero; e avea sul volto
    195.

    il pallor della morte e la speranza.
    196.

    Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
    197.

    fremono amor di patria. Ah sí! da quella
    198.

    religïosa pace un Nume parla:
    199.

    e nutria contro a' Persi in Maratona
    200.

    ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi,
    201.

    la virtú greca e l'ira. Il navigante
    202.

    che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
    203.

    vedea per l'ampia oscurità scintille
    204.

    balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
    205.

    fumar le pire igneo vapor, corrusche
    206.

    d'armi ferree vedea larve guerriere
    207.

    cercar la pugna; e all'orror de' notturni
    208.

    silenzi si spandea lungo ne' campi
    209.

    di falangi un tumulto e un suon di tube
    210.

    e un incalzar di cavalli accorrenti
    211.

    scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
    212.

    e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
    213.

    Felice te che il regno ampio de' venti,
    214.

    Ippolito, a' tuoi verdi anni correvi!
    215.

    E se il piloto ti drizzò l'antenna
    216.

    oltre l'isole egèe, d'antichi fatti
    217.

    certo udisti suonar dell'Ellesponto
    218.

    i liti, e la marea mugghiar portando
    219.

    alle prode retèe l'armi d'Achille
    220.

    sovra l'ossa d'Ajace: a' generosi
    221.

    giusta di glorie dispensiera è morte;
    222.

    né senno astuto né favor di regi
    223.

    all'Itaco le spoglie ardue serbava,
    224.

    ché alla poppa raminga le ritolse
    225.

    l'onda incitata dagl'inferni Dei.
    226.

    E me che i tempi ed il desio d'onore
    227.

    fan per diversa gente ir fuggitivo,
    228.

    me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
    229.

    del mortale pensiero animatrici.
    230.

    Siedon custodi de' sepolcri, e quando
    231.

    il tempo con sue fredde ale vi spazza
    232.

    fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
    233.

    di lor canto i deserti, e l'armonia
    234.

    vince di mille secoli il silenzio.
    235.

    Ed oggi nella Troade inseminata
    236.

    eterno splende a' peregrini un loco,
    237.

    eterno per la Ninfa a cui fu sposo
    238.

    Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
    239.

    onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
    240.

    talami e il regno della giulia gente.
    241.

    Però che quando Elettra udí la Parca
    242.

    che lei dalle vitali aure del giorno
    243.

    chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove
    244.

    mandò il voto supremo: - E se, diceva,
    245.

    a te fur care le mie chiome e il viso
    246.

    e le dolci vigilie, e non mi assente
    247.

    premio miglior la volontà de' fati,
    248.

    la morta amica almen guarda dal cielo
    249.

    onde d'Elettra tua resti la fama. -
    250.

    Cosí orando moriva. E ne gemea
    251.

    l'Olimpio: e l'immortal capo accennando
    252.

    piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
    253.

    e fe' sacro quel corpo e la sua tomba.
    254.

    Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
    255.

    cenere d'Ilo; ivi l'iliache donne
    256.

    sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
    257.

    da' lor mariti l'imminente fato;
    258.

    ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
    259.

    le fea parlar di Troia il dí mortale,
    260.

    venne; e all'ombre cantò carme amoroso,
    261.

    e guidava i nepoti, e l'amoroso
    262.

    apprendeva lamento a' giovinetti.
    263.

    E dicea sospirando: - Oh se mai d'Argo,
    264.

    ove al Tidíde e di Läerte al figlio
    265.

    pascerete i cavalli, a voi permetta
    266.

    ritorno il cielo, invan la patria vostra
    267.

    cercherete! Le mura, opra di Febo,
    268.

    sotto le lor reliquie fumeranno.
    269.

    Ma i Penati di Troia avranno stanza
    270.

    in queste tombe; ché de' Numi è dono
    271.

    servar nelle miserie altero nome.
    272.

    E voi, palme e cipressi che le nuore
    273.

    piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
    274.

    di vedovili lagrime innaffiati,
    275.

    proteggete i miei padri: e chi la scure
    276.

    asterrà pio dalle devote frondi
    277.

    men si dorrà di consanguinei lutti,
    278.

    e santamente toccherà l'altare.
    279.

    Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
    280.

    mendico un cieco errar sotto le vostre
    281.

    antichissime ombre, e brancolando
    282.

    penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
    283.

    e interrogarle. Gemeranno gli antri
    284.

    secreti, e tutta narrerà la tomba
    285.

    Ilio raso due volte e due risorto
    286.

    splendidamente su le mute vie
    287.

    per far piú bello l'ultimo trofeo
    288.

    ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
    289.

    placando quelle afflitte alme col canto,
    290.

    i prenci argivi eternerà per quante
    291.

    abbraccia terre il gran padre Oceàno.
    292.

    E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
    293.

    ove fia santo e lagrimato il sangue
    294.

    per la patria versato, e finché il Sole
    295.

    risplenderà su le sciagure umane.
    “Siano rispettati i diritti dei Mani” massima di Cicerone. I Manes sono le anime dei defunti



    Il sonno [eterno] della morte è forse meno

    doloroso all’ombra dei cipressi e dentro le

    tombe [nei camposanti] consolate dal pianto [dei vivi]?

    Quando il sole non fecondi più sulla terra

    ai miei occhi per questa bella popolazione di piante e di animali, e quando davanti a me non danzeranno

    [non si mostreranno] le ore future, attraenti di belle promesse,

    né udirò più [recitare] da te, dolce amico [Pindemonte], i [tuoi] versi

    e l’armonia malinconica che li ispira, né più mi parlerà

    nel cuore l’interesse nella mia vita

    da esule [quando sarò morto],

    quale consolazione sarà per i giorni perduti [per la vita finita]

    un sasso [la lapide sepolcrale] che distingua

    le mie [ossa] dalle infine ossa che la morte sparge in terra e in mare?

    È proprio vero Pindemonte! anche la speranza,

    ultima dea, fugge le tombe e la dimenticanza circonda tutte le cose nella sua tenebra; e una forza attiva le trasforma incessantemente di movimento in movimento; e il tempo tramuta sia l’uomo sia le sue tombe

    sia le ultime tracce sia ciò che è stato risparmiato [provvisoriamente] dalla terra e dal cielo.

    Ma perché l’uomo dovrebbe negare prima del tempo a sé

    l’illusione che [una volta] morto lo trattiene [gli fa

    credere di fermarsi] ancora sulle soglie dell’oltretomba?

    Egli [l’uomo da morto] non vive forse anche sotto terra, quando [pure]sarà [divenuta] per lui impercettibile l’attrattiva della vita se può risvegliarla [l’armonia del giorno, cioè la vita perduta] nella mente dei suoi [cari] con nobili preoccupazioni? Questa corrispondenza di sentimenti amorosi è divina, è una dote divina negli uomini; e grazie a essa spesso si vive [ci si illude di vivere] con l’amico morto e il morto [vive] con noi, se la sacra terra che lo ha accolto neonato e lo ha nutrito, offrendo[gli] l’ultimo asilo (albergo-luogo dove dimorare) nel suo grembo materno, renda intoccabili i [suoi] resti dalle offese degli agenti atmosferici e dal piede profanatore degli uomini, e un sasso[la pietra sepolcrale] conservi il nome, e un albero amico profumato di fiori consoli le ceneri[del defunto] con le [sue]ombre gradevoli.

    Solamente chi non lascia eredità di affetti [chi muore senza legami affettivi] ha poca gioia nella tomba; e se solo guarda [immagina]

    oltre la [propria] sepoltura, vede la propria anima vagabondare in mezzo al dolore dei luoghi infernali, o rifugiarsi sotto

    le grandi ali del perdono di Dio: ma lascia i suoi

    resti [ceneri] alle ortiche di una terra deserta

    dove non prega [nessuna] donna innamorata,

    né [alcun] passante solitario ode il sospiro

    che la natura manda a noi dalla tomba.

    Tuttavia una nuova legge [l’editto di Saint-Cloud]

    oggi impone [che] le tombe [siano] fuori dagli sguardi pietosi [fuori dai centri abitati], e nega la fama ai morti.

    E giace senza tomba il tuo sacerdote, o Talia,

    che poetando per te coltivò con lungo amore un lauro

    nella sua povera casa, e ti consacrò molte opere;

    e tu abbellivi del tuo sorriso [della tua armonia] le sue

    poesie che criticavano i viziosi aristocratici lombardi,

    ai quali procura piacere solo il muggito dei buoi

    che dalle stalle dell’Adda e dal Ticino

    lo rendono beato di ozi e e vivande. Dove sei tu? O bella Musa

    fra queste piante dove io siedo e ricordo

    con desiderio la mia casa materna non sento

    profumare l’ambrosia, indizio della tua divinità. Eppure tu venivi e sorridevi a lui [Parini] sotto quel tiglio che ora con fronde tristi va fremendo, o Dea, perché non copre la tomba del vecchio [Parini] al quale in passato era generosa di pace e di ombra.

    Forse tu [Musa] cerchi vagando fra le tombe umili

    dove dorma [dove sia sepolta] la sacra

    testa del tuo Parini? La città [Milano], immorale,

    appassionata di cantanti castrati, non pose

    in suo onore alberi tra le sue mura,

    né lapidi, né iscrizioni; e forse il ladro che scontò sul patibolo i delitti gli insanguina le ossa con la testa mozzata.

    [Tu Musa], senti raspare fra le macerie [i tumuli mortuari]

    e gli sterpi la cagna randagia che va errando

    sulle fosse e ululando famelica; e [senti, cioè vedi]

    l’upupa uscire dal teschio, dove fuggiva la [luce della] luna,

    e [la vedi] svolazzare intorno alle croci sparse

    per il camposanto e [senti] l’uccello immondo [l’upupa]

    rimproverare con il [suo] verso funebre i raggi dei quali

    le stelle si mostrano pietose verso le sepolture dimenticate.

    O Dea, preghi inutilmente [che] sul tuo poeta [Parini]

    [cadano] rugiade dalla notte tetra. Ahi! Sui morti non sorge [nessun] fiore, quando non sia onorato da lodi umane

    e da pianto affettuoso.

    Dal giorno che nozze e tribunali [giustizia] e altari [religione, cioè la civiltà] spinsero le belve umane [gli uomini primitivi] ad essere pietose verso se stesse e verso gli altri, i viventi sottraevano all’aria malvagia e alle fiere i miseri resti [i corpi dei morti] che la natura destina ad altre forme con incessanti trasformazioni.

    Le tombe erano testimonianza delle glorie [familiari],

    e altari per i figli [discendenti]; e da esse

    uscivano i responsi dei Lari domestici, e il giuramento [fatto]

    sulle tombe degli avi fu considerato sacro [e questa fu una]

    religione che le virtù civili e il rispetto dei congiunti

    tramandarono con riti diversi per lungo susseguirsi di anni.

    Non sempre le lapidi sepolcrali fecero [da] pavimento alle chiese; né [sempre] il puzzo dei cadaveri mescolato agli incensi

    contaminò i devoti; né le città furono [sempre]

    rattristate da scheletri disegnati: le madri

    scattano nel sonno terrorizzate, e tendono

    le nude braccia sulla testa amata

    del loro caro lattante così che non lo svegli

    il gemere prolungato di una persona morta

    che chiede agli eredi le preghiere a pagamento

    [effettuate] dalla chiesa. Ma [anticamente] cipressi e cedri,

    riempiendo l’aria di puri profumi, stendevano

    sulle tombe il verde perenne [delle loro fronde]

    per eterna memoria, e vasi preziosi raccoglievano

    le lagrime offerte in voto.

    Gli amici [del defunto] rapivano una scintilla al sole [accendevano una lampada] per illuminare la notte sotterranea, perché gli occhi dell’uomo morendo cercano il sole; e tutti i petti [dei moribondi] rivolgono l’ultimo sospiro alla luce fuggente.

    Versando acque purificatrici, le fontane facevano

    crescere amaranti e viole sul tumulo mortuario;

    e chi sedeva [sulle tombe] a versare latte e a

    raccontare le sue pene ai cari estinti sentiva intorno

    un profumo come dell’aria dei beati Elisi.

    [Questa è] un’illusione benefica che rende care

    alle giovani inglesi i giardini dei cimiteri attorno alle città,

    dove le conduce l’amore della madre perduta [morta],

    dove pregarono i Geni di concedere il ritorno

    al valoroso che troncò dell’albero maestro

    la nave conquistata.

    Ma dove [invece] l’eroismo di gesta nobili è spento

    e la ricchezza e la vita siano guide alla vita civile,

    cippi e monumenti di marmo sorgono [quali] inutile ostentazione

    e [quali]funeste immagini dell’oltretomba.

    Il popolo intellettuale e quello ricco e quello nobile,

    adornamento e guida per il bel regno italico,

    ha già la sua tomba da vivo nelle regge oggetto di adulazione,

    e [come]unica lode [ha]gli stemmi [nobiliari].

    La morte prepari [invece] a me un ricovero sereno

    quando un giorno la sorte cessi di perseguitarmi

    e gli amici raccolgano non eredità di tesori,

    ma sentimenti appassionati e

    l’esempio di una poesia libera.

    Le tombe dei grandi spingono a nobili imprese

    gli animi grandi, o Pindemonte e rendono

    al [giudizio del] forestiero bella e santa la terra

    che le contiene. Io quando vidi il monumento [la chiesa di S.Croce a Firenze] dove riposa il corpo di quel grande [Machiavelli]

    che, temprando lo scettro ai potenti [fingendo di insegnare loro le tecniche del potere], ne sfronda gli allori [la gloria], e svela alle genti di quali lagrime e di quale sangue [di quanto dolore] grondi [il potere]; e la tomba di colui [Michelangelo] che in Roma innalzò agli dei un nuovo Olimpo [la cupola di San Pietro]; e la tomba di colui che [Galileo] vide ruotare vari pianeti sotto la volta celeste, e il sole irraggiarli [stando] immobile, così che aprì per primo le vie del firmamento inglese [:Newton] che [poi] vi avanzò profondamente;

    esclamai “beata te” [Firenze], per l’aria felice [e]

    piena di vita, per le acque che l’Apennino fa

    scorrere verso di te dalle sue montagne!

    La luna, lieta della tua aria, ricopre di luce

    limpidissima i tuoi colli, festanti per la vendemmia;

    e le valli circostanti popolate di case e di oliveti,

    mandano verso il cielo mille profumi di fiori.

    Tu [Firenze], inoltre, hai udito per prima il poema [la divina commedia] che rallegrò [consolò] l’ira al ghibellino esule [Dante],

    e tu hai dato i cari genitori e la lingua a quella dolce

    voce di Calliope, che adornando di un velo candidissimo

    l’amore, [il quale era] nudo in Grecia e nudo in Roma, [lo] restituì in braccio a Venere celeste;

    ma [sei] più beata [ancora, tu] che raccolte

    in un’unica chiesa conservi le glorie italiane,

    forse le uniche [rimaste] da quando le Alpi

    indifese e l’onnipotenza delle alterne

    sorti umane ti hanno sottratto le armi

    e le ricchezze e tutto [il resto],

    tranne la memoria [della passata grandezza].

    E spesso Vittorio [Alfieri] venne ad ispirarsi

    presso questi marmi [le tombe di Santa Croce].

    Irato con il destino della patria, vagava silenzioso

    dove l’Arno è più deserto, osservando desideroso i campi

    e il cielo; e poiché nessun aspetto vivente gli addolciva l’ansia,

    [egli], severo, si fermava qui; e sul volto aveva

    il pallore della morte e la speranza.

    [Alfieri] abita [è sepolto] in eterni con questi grandi: e le ossa

    emanano amore di patria. Ah si! Un Dio parla di quella pace

    sacra e ispirò il valore e l’ira dei greci contro

    i persiani in Maratona, dove Atene

    consacrò le tombe ai suoi prodi. Il navigatore

    che navigò a vela quel mare [l’Egeo]

    sotto [l’isola] Eubea, vedeva

    nella vastità buia balenare scintille di elmi

    e di spade che si scontrano, [vedeva]

    le pire [per bruciare i cadaveri] fumare vapore di fuoco,

    [vedeva] fantasmi di guerrieri lampeggianti di armi

    di ferro cercare lo scontro; e nell’orrore dei silenzi notturni

    si spargeva nei campi un lungo frastuono di eserciti e un suono di trombe e un [rumore prodotto dall’] incalzare di cavalli che corrono scalpitando sugli elmi dei moribondi, e pianto, ed inni, e il canto della Parche. O Ippolito, felice te, che ai tuoi verdi

    anni [nella giovinezza] percorrevi l’ampio regno dei venti!

    E se il pilota rivolse la tua nave oltre le isole Egèe, certo

    udisti le coste dell’Ellesponto [ri]suonare di antichi fatti, e

    [udisti] la corrente rimbombare portando

    le armi di Achille alle coste del Capo Reteo

    sopra le ossa di Aiace: la morte è giusta

    dispensatrice di gloria verso i valorosi;

    né l’astuta intelligenza, né il favore dei re

    conservavano a Ulisse le difficili spoglie [le armi di Achille],

    poiché l’onda incitata dagli dei dell’oltretomba le ritolse

    alla nave errabonda.

    E le Muse, animatrici del pensiero umano, chiamano me ad

    evocare gli eroi [greci], me che i tempi [malvagi] e

    il desiderio di onore fanno andare esule fra popolazioni diverse.

    Le Muse siedono [quali] custodi dei sepolcri,

    e quando il tempo con le sue fredde ali vi distrugge

    perfino le rovine, [esse] allietano i deserti

    con il loro canto, e l’armonia supera

    il silenzio di mille secoli.

    E oggi nella Troade desertica splende

    eternamente [davanti] ai viaggiatori un luogo

    eterno per la ninfa [Elettra] di cui Giove fu sposo

    e [che] diede a Giove il figlio Dàrdano,

    da cui derivano Troia e Assàraco e i cinquanta

    figli sposati [di Priamo] e il regno della popolazione discendente da Iulo [i Romani]. Infatti quando Elettra udì la parca che la chiamava dalle vitali brezze della luce [dalla vita] [per andare] alle danze dell’Eliso [nell’oltretomba], rivolse a Giove l’ultima preghiera: E se – diceva - a te furono cari i miei capelli e il [mio] viso

    e le dolci veglie [d’amore], e la volontà del destino

    non mi concede premio migliore [della morte],

    almeno proteggi dal cielo l’amante morta [la sua tomba],

    così che resti memoria della tua Elettra.

    Così pregando moriva. E l’Olimpo [Giove] piangeva di ciò;

    e la testa immortale [di Giove ] chinandosi

    spandeva dai capelli ambrosia sulla ninfa, e

    fece sacri quel corpo e la sua tomba. Qui si riposò Erittonio,

    e riposano i resti del giusto Ilo; qui le donne troiane

    scioglievano i capelli inutilmente – ahi! - pregando

    di allontanare l’imminente destino [la morte] dai loro manti;

    qui venne Cassandra, quando il dio [Apollo] [entratole]in petto le faceva predire il giorno mortale; e cantò una profezia appassionata ai morti e [vi] guidava i nipoti, e insegnava ai giovanetti il lamento amoroso.

    E [Cassandra] diceva sospirando [ai nipoti] “ O se mai

    il cielo permetta a voi di ritornare da Argo [dalla Grecia] dove pascerete i cavalli [sarete schiavi] per Diomede e

    per il figlio di Laerte [Ulisse], invano cercherete

    la vostra patria! Le mura, opera di Apollo,

    fumeranno sotto le loro macerie.

    Ma i Penati di Troia avranno dimora in queste tombe;

    perché è un dono degli dei conservare

    un nome elevato [anche] nelle miserie.

    E voi palme e cipressi che le nuore

    di Priamo piantano, e [che] crescerete presto – ahi!-

    innaffiati di lacrime vedovili, proteggete i miei avi:

    e chi, pietoso, asterrà la scure dalle fronde sante

    si addolorerà meno di lutti di parenti

    e toccherà santamente l’altare. Un giorno vedrete

    un cieco mendicante [Omero] aggirarsi sotto le vostre

    ombre antichissime, e penetrare nei loculi a tentoni,

    e abbracciare le urne, e interrogarle.

    Le cavità nascoste gemeranno,

    e tutte le tombe narreranno di Troia,

    distrutta due volte e due risorta

    splendidamente sulle vie silenziose

    per rendere più bella la vittoria finale

    ai figli di Peleo [Achille e Pirro, cioè i greci] mandati dal fato.

    Il sacro poeta [Omero], consolando con la poesia

    quelle anime afflitte, eternerà i principi greci

    per tutte le terre che il gran padre oceano circonda.

    E anche tu Ettore, avrai l’onore del pianto

    ovunque sarà [considerato] santo e degno di lagrime il sangue

    versato per la patria [dovunque vi sarà civiltà], e finché il sole risplenderà sulle sciagure umane [finché durerà l’uomo].




    Tema: Epistola in versi (destinatario: Pindemonte, poeta neo-classico, autore di poesie di gusto cimiteriale)

    Occasione: EDITTO DI SAINT-CLOUD (1806 In Italia): Napoleone stabilì: cimiteri fuori dalle città e nessun titolo nobiliare sulle lapidi (spirito egualitario Rivoluzione francese).



    Metro: Carme in endecasillabi sciolti.

    Fonte parafrasando.it

    Edited by Zaoldyeck - 23/2/2014, 15:32
4 replies since 13/9/2017
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