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CITAZIONE (tjda08 @ 14/9/2010, 19:13) Mentre Hegel aveva tolto via il Dio trascendente della tradizione e ad esso aveva sostituito lo Spirito, cioè, diciamo, la realtà umana nella sua astrattezza. Feuerbach fa un ulteriore passo e dato che quello che interessa Feuerbach non è un’Idea di umanità quanto piuttosto l’uomo reale che è innanzi tutto natura, corporeità, sensibilità, bisogno, egli arriva a negare l’Idealismo che è solo lo smarrimento dell’uomo concreto. E afferma che a maggior ragione bisogna negare anche il teismo, giacché non è Dio che crea l’uomo ma è l’uomo che crea Dio. Vero, anche se in realtà questo discorso è poi approfondito e radicalizzato dalla speculazione filosofico-economica di Marx.
CITAZIONE (tjda08 @ 14/9/2010, 19:13) E’ questo il senso della tesi di Feuerbach, secondo cui “il nucleo segreto della teologia è l’antropologia”. L’uomo sposta il suo essere fuori di sé prima di ritrovarlo in sé. E questo ritrovamento, “questa aperta confessione o ammissione che la coscienza di Dio non è altro che la coscienza della specie”, Feuerbach la vede come “una svolta della storia”. Finalmente, nella storia, ”homo homini deus est”. Leggendolo così potrebbe risultare difficile da comprendere. Più semplicemente, partendo da una critica severa alla maniera idealistico-religiosa di rapportarsi alla realtà – quella proposta da Hegel –, Feuerbach sostiene che non è Dio (l'astratto) ad aver creato l'uomo (il concreto), ma è l'uomo ad aver creato Dio. C'è quindi un rovesciamento trasversale dei rapporti tra soggetto e predicato, tra concreto ed astratto.
CITAZIONE (tjda08 @ 14/9/2010, 19:13) Ma perché l’uomo si estranea, perché costruisce la divinità senza riconoscersi in essa? Perché l’uomo, risponde Feuerbach, trova una natura insensibile alle sue sofferenze, perché ha segreti che lo soffocano e nella religione allevia il proprio cuore oppresso. Questa è solo una delle ipotesi che muove il filosofo, tra tutte la meno accreditata. Feuerbach sostiene che l'idea di Dio nell'uomo possa avere tre cause d'origine:
- L'uomo, a differenza degli animali, ha coscienza di sé oltre che come individuo anche come specie. E se dal punto di vista individuale si sente limitato, ecco che in quanto specie si sente onnipotente e insuperabile: è per questo che proietta in Dio le perfezioni caratteristiche del genere umano – la ragione, la volontà, il cuore.
- L'uomo è dilaniato da un'opposizione interna tra volere e potere. Il discorso è analogo a quello precedente: per quanto riguarda il potere l'uomo è contenuto, inibito; per quanto riguarda il volere è libero e virtuoso.
- E' possibile, inoltre, che l'uomo avverta in ultima istanza un sentimento di dipendenza da tutto ciò che lo circonda e senza cui non potrebbe vivere – la luce, l'aria, l'acqua e la terra.
CITAZIONE (tjda08 @ 14/9/2010, 19:13) Ecco, dunque svelato il mistero della religione: al Dio in cielo Feuerbach sostituisce un’altra divinità, l’uomo “di carne e di sangue”. E alla morale che raccomandava l’amore di Dio, egli intende sostituire la morale che raccomanda l’amore dell’uomo in nome dell’uomo. E’ questo l’intento dell’umanesimo di Feuerbach: quello di trasformare gli uomini da amici di Dio in amici degli uomini. Parlando del concetto di alienazione, Feuerbach crede che l'uomo proietti al di fuori di sé un qualcosa di superiore (Dio) al quale decide di sottomettersi volontariamente e, spesso, anche nelle modalità più umilianti – basti pensare ai sacrifici umani fatti per scopi religiosi. E' per questo motivo che il filosofo propone una sorta di rinascita (Umanesimo) tramite cui l'uomo riprenda su di sé tutto ciò che aveva precedentemente trasferito in Dio.
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