Van Gogh tra urbanistica e natura

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  1. il_paccio07
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    Van Gogh tra urbanistica e natura


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    ROMA - "Il segreto della sua arte era tutto nei colori", con quel suo cruccio maniacale di pensare unicamente a come contrastare un colore con un altro, a trovare un equilibrio fra loro. E' con questa semplice osservazione, ma acuta e fresca, che la sorella minore di Vincent van Vogh, Elisabeth, nel suo memoriale inedito pubblicato ora da Skira, riesce a condensare l'estro del fratello pittore. Un segreto che tenta di indagare proprio la grande mostra "Vincent van Gogh. Campagna senza tempo-Città moderna" che il Vittoriano ospita dall'8 ottobre al 6 febbraio sotto la cura di Cornelia Homburg. Celebrare l'artista olandese, dal mito così ingombrante e dal talento così smisurato, non è mai impresa facile, anche perché i suoi capolavori mozzafiato più noti e importanti sono talmente istituzionalizzati da essere difficilmente prestati. Quindi ci si deve accontentare di lavori meno iconici, meno da manuale di storia dell'arte, meno visti, ma che comunque restituiscono l'eco dell'autenticità della sua grandezza.

    E' quello che accade alla mostra del Vittoriano che sceglie un doppio fil rouge, la natura e la città, per costruire un percorso di circa settanta opere di Van Gogh, di cui quarantasette sono oli (con una ventina di tele a grandezza media), per ripercorrere l'epopea dell'artista, dal 1881 quando a 28 anni decide definitivamente di dedicarsi all'arte e matura una formazione presso i membri più esponenti della Scuola de l'Aja, dove spiccano il cugino Mauve e Van Rappard. Per poi documentare la stagione parigina, dove tornò dal 1886, entrando a contatto con gli Impressionisti, fino alla fase del tormentato buen retiro nel sud della Francia dal 1888, passato per la convivenza controversa con Gauguin e il gesto disperato contro il suo orecchio, che si tagliò per la rottura con l'amico, l'internamento in manicomio, l'amore del fratello Theo e l'amicizia del dottor Gachet. Fino alla morte nel 1890 a trentasette anni (dopo essersi sparato un colpo di rivoltella).

    Il percorso, dunque, insegue un doppio repertorio di immagini. Tra gli scorci di una campagna dai ritmi immutabili e lenti, con i resoconti di una vita contadina semplice e miserabile indagata con una sensibilità e un trasporto profondo e non certo trascurabile, a testimoniare il suo radicale impegno sociale. Per Van Gogh infatti si parla spesso di una ricerca spossante dell'immagine del contadino ideale, basandosi su studi antropologici e sulle teorie della fenologia, dove aspetto brutto e rozzo diventano il manifesto di una vita difficile. E l'aura della modernità emanata dalla grande città, tema quanto mai prediletto in questo crinale d'Ottocento, che Van Gogh traduce sempre in un'interpretazione originale e personale. Si affiancano, dunque, il suo mondo bucolico, popolato di seminatori e contadini, tessitori e raccoglitori di patate, cipressi e boschi selvatici, alle strade di Parigi, ai ponti e agli interni di ristoranti, a passeggiate nei parchi e a ritratti. Scenari letteralmente trasfigurati sotto le pennellate corte e nervose, massicce e dense che sembrano tradurre, più che la spontanea esperienza visiva, un'anima insofferente e straniata.

    Nessun artista come Vincent van Gogh ha contagiato il genere del paesaggio e del ritratto con la sua tensione ed energia vitale, quasi a tracciarne i paragrafi di una tragica e sofferente autobiografia. In questo diario pittorico, a evocare la campagna olandese spicca "La semina delle patate" (1884, dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal), o la serie di gessetti con contadine spiegate al lavoro della terra (dal Kröller-Müller Museum di Otterlo), che tanto devono come fonte d'ispirazione a Millet, che Van Gogh chiamava addirittura "Pére". Del sentimento della modernità s'imbevono lavori come "Strada con sottopassaggio (Il viadotto)" (1887, dal Solomon Guggenheim di New York), ma anche negli orti di Montmartre. Ma la modernità sprigiona anche dai ritratti, dalla "Madame Roulin con la figlia" (1888, dal Philadelphia Museum of Art) al mercante d'arte "Alexander Reod" (1887, dal Culture and Sport Glasgow) all'Autoritratto (1887, dal Rijksmuseum di Amsterdam).

    Dall'aura del Midi, escono opere suggestive come "Il seminatore" (1888, dall'Hammer Museum di Los Angeles) e i "Cipressi con due figure femminili" (1889, dal Kröller-Müller Museum di Otterlo), "Montagne a Saint-Rémy" (1889, dal Solomon Guggenheim di New York). Fino alla "Sponda dell'Oise a Auvers" (1890 dal Detroit Institute os Arts). A completare il viaggio tra luoghi di residenza tra l'Olanda e la Francia, che corrispondono puntualmente ad uno stato emotivo, ad un sacro furore che alternava violentemente estasi e attimi di serenità a turbamenti e malinconie profonde, anche un repertorio di una quarantina di artisti vicini a Van Gogh, tra padri putativi, come il grande Millet, e colleghi illustri come Pissarro, Cézanne, Gauguin e Seurat.

    Notizie utili - "Vincent van Gogh. Campagna senza tempo-Città moderna", dall'8 ottobre al 6 febbraio 2011, Complesso del Vittoriano, via San Pietro in Carcere, Roma.
    Orari: lunedì-giovedì 9:30-19:30, venerdì-sabato 9:30-23:30, domenica 9:30-20:30.
    Ingresso: intero €12, ridotto €8,50.
    Informazioni: 06-6780664.



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