In 100 mila per la messa di Pasqua: Il Papa: "Prevalgano pace e libertà"

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    La benedizione "Urbi ed orbi"
    in una piazza gremita di fedeli:
    «Dialogo e diplomazia prendano
    il posto delle armi». Poi l'appello
    ad accogliere profughi e rifugiati

    CITTÀ DEL VATICANO
    Centomila persone hanno affollato piazza San Pietro e l'ultimo tratto di via della Conciliazione per assistere stamane alla messa di Pasqua del Papa. Poco dopo mezzogiorno Benedetto XVI ha lasciato il sagrato della basilica vaticana per recarsi nella loggia centrale di San Pietro per rivolgere ai fedeli e a quanti lo ascoltano in mondovisione il tradizionale "Urbi et orbi" (alla città e al mondo).

    Nel suo messaggio il Papa ha ricordato le situazioni di conflitto che agitano la terra (Libia, Africa, Medio Oriente), lanciando un appello perchè ovunque prevalga la pace e si apra «la via della libertà, della giustizia e della pace». «Ogni scelta politica - ha sottolineato - risulti ispirata dal rispetto per la persona umana». «In questo nostro mondo - ha detto - l’alleluia pasquale contrasta ancora con i lamenti e le grida che provengono da tante situazioni dolorose: miseria, fame, malattie, guerre, violenze». «In Libia - ha aggiunto - la diplomazia ed il dialogo prendano il posto delle armi». «Nei Paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente, tutti i cittadini - ed in particolare i giovani - si adoperino per promuovere il bene comune». E in Costa d’Avorio «possa ricomporsi la civile convivenza tra le popolazioni».

    Non è mancato un appello all'accoglienza e alla solidarietà verso «i tanti profughi e rifugiati che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari». A loro, sono state le parole di Benedetto XVI, «arrivi la solidarietà di tutti; gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all’accoglienza, affinchè in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli». Nel pomeriggio il Papa si trasferirà in elicottero a Castel Gandolfo, dove trascorrerà alcuni giorni di riposo prima della beatificazione di Giovanni Paolo II, il primo maggio.

    Nella veglia pasquale celebrate ieri il Papa aveva spiegato la visione cristiana del mondo ribadendo che se l'uomo fosse soltanto un «prodotto casuale dell'evoluzione in qualche posto al margine dell'universo», allora «la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura». L'omelia è stata dedicata al tema della creazione. «Il cammino attraverso le vie della Sacra Scrittura comincia, nella Veglia Pasquale, con il racconto della creazione», ha ricordato Benedetto XVI. Il Papa si è domandato, retoricamente, se «è veramente importante nella Veglia Pasquale parlare anche della creazione».

    La risposta è stata che «la Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bisogni religiosi degli uomini, ma che ha, appunto, lo scopo limitato di tale associazione. No, essa porta l`uomo in contatto con Dio e quindi con il principio di ogni cosa. Per questo Dio ci riguarda come Creatore, e per questo abbiamo una responsabilità per la creazione». Benedetto XVI, peraltro, ha puntualizzato che il racconto della creazione nella liturgia «non è un'informazione sullo svolgimento esteriore del divenire del cosmo e dell'uomo. I Padri della Chiesa ne erano ben consapevoli. Non intesero tale racconto come narrazione sullo svolgimento delle origini delle cose, bensì quale rimando all'essenziale, al vero principio e al fine del nostro essere».

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